Don Carlo De Ambrogio non si definiva il “fondatore” del GAM. Per lui la Fondatrice del Movimento era la Madonna. “Il GAM è tutta opera della Mamma” ripeteva sempre. Egli si reputava solo “l’iniziatore e primo Animatore” del GAM.
Nella sua attività confluirono una vasta cultura generale, una musicalità d’animo che si traduceva nella composizione e nel canto, una profonda conoscenza della Sacra Scrittura, capace di esprimere il senso della Parola di Dio in termini semplici e accessibili, un’irresistibile dedizione all’apostolato tra la gioventù. Gesù era il “tutto” della sua vita e a Lui orientava ogni cosa.
Egli guardava sempre al traguardo finale: il Cielo. Le realtà future, soprattutto il Paradiso e la Vita Eterna, erano una nota dominante del suo annuncio.
Come Maria in ascolto, meditava e conservava nel suo cuore ogni Parola di Dio. Sull’esempio di Maria coltivava l’umiltà, sapendo come questa virtù fosse il fondamento di ogni altra virtù. Ha unito sempre in tutta la sua vita un ardente amore per Gesù Eucarestia e un tenerissimo amore per la Mamma Celeste.
L’ardore apostolico lo stimolò ad agire, superando difficoltà e incomprensioni, in quelle direzioni in cui più manifesta e pericolosa andava covando la crisi degli anni ‘70: l’Eucarestia, la Confessione, la devozione a Maria e la missione del Papa. Ne dedusse la necessità di una “nuova evangelizzazione”, condotta con metodi nuovi, puntando sui laici, in modo particolare sui giovani.
I grandi amori di don Carlo: il suo amore alla Parola di Dio, a Gesù Eucarestia, alla Madonna; l’indefessa ricerca del Regno di Dio e della Gloria del Padre (guidati dal suo esempio molti giovani hanno creduto alla parola di Gesù: “cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” [Lc. 12,31]); la filiale fedeltà alla Chiesa e al Papa; la fiducia nei giovani e il grande ideale dell’evangelizzazione.
Il cardinale Corrado Ursi di Napoli scrisse di lui: “Visse nella Chiesa come messaggero dello Spirito e ministro fiamma di fuoco. Il messaggio rovente, però, scaturiva sempre da labbra sorridenti di un volto luminoso di fanciullo in toni dolci, limpidi, penetranti”.